La Confederations Cup si è chiusa secondo le previsioni: in un torneo strano e di scarso appeal un po’ per tutti, a far la differenza è stato l’ambiente. Il Brasile ha avuto vita (relativamente) facile con Italia e Spagna, le due principali contendenti. La finale, vinta per 3-0 contro i campioni di tutto negli ultimi cinque anni (due Europei e un Mondiale), ne è un chiaro segnale. Ma può rappresentare anche un antipasto di quel che sarà.
Il countodown è partito e chi ha partecipato a questa edizione della Confederations Cup si porterà dietro un’esperienza che potrà risultare decisiva. Si è giocato a orari strani, talvolta addirittura alle 13. Il che ricorda il Mondiale del 1994, con fischio d’inizio a mezzogiorno, umidità alle stelle e giocatori in difficoltà.
Un anno di tempo. Un anno di tempo per qualificarsi e per mettere insieme un gruppo competitivo. Questo l’obiettivo delle Nazionali big, che nei prossimi mesi disputeranno le ultime partite prima di staccare il biglietto per il Brasile. Ad oggi, infatti, oltre ai verdeoro, qualificati di default in quanto organizzatori, sono sicuri di prendere parte al Mondiale 2014 il Giappone (prima Nazionale a qualificarsi attraverso i gironi), l’Australia, l’Iran e la Corea del Sud. All’appello ne mancano 27.