Tutti i bambini che amano il calcio, in tenera età, iniziano a correre dietro a un pallone, impersonando i propri beniamini. E sognando di imitare le loro gesta, sognando di diventare professionisti. I più fortunati ci riescono. Sono pochi. Ancora meno, quelli che arrivano in Nazionale. Che partecipano a un Mondiale. E che lo vincono, entrando così nella storia. Sì, perché il massimo riconoscimento per un calciatore è salire sul tetto del mondo, rappresentando il proprio Paese. Che fa lo sospinge. Ogni quattro anni ci sono calciatori (e tifosi) che inseguono il grande Sogno. Il prossimo appuntamento è già cerchiato di rosso sul calendario: la prossima estate, infatti, riflettori sul Brasile. Una delle tante “culle” del calcio. Dopo la Confederations Cup, vinta proprio dalla Nazionale verdeoro, si farà sul serio. Trentadue squadre pronte a darsi battaglia. Sarà il XX Mondiale.
La storia dei Mondiali di calcio parte dal Sudamerica. Più precisamente dall’Uruguay, nel 1930. A vincerlo, fu proprio la selezione uruguaiana. Quattro anni dopo, in Italia, furono nuovamente gli organizzatori a vincerlo. L’Italia si è ripetuta in Francia nel ’38. Poi, con la Seconda Guerra Mondiale, una pausa lunga dodici anni. Dal 1950 ad oggi, con cadenza regolare, il Mondiale ha rappresentato la massima ambizione calcistica di giocatori e appassionati.
Proseguiamo nella storia, fino ad arrivare al 1970, i vincitori sono stati premiati con la Coppa Rimet (dal nome di Jules Rimet, primo presidente FIFA che ebbe l’idea di organizzare la Coppa del Mondo). Nel 1970, in Messico, il Brasile vinse la sua terza Coppa Rimet (contro l’Italia), potendo così conservare un torneo fino ad allora passato di mano in mano tra i vincenti. E proprio da allora, si è passati all’ideazione di una nuova Coppa, disegnata da Silvio Gazzaniga: 18 carati. E’ quella che conosciamo tutti. Rappresenta due atleti che esultano nel momento della vittoria. Trofeo che, al contrario della Coppa Rimet, è stato e sarà sempre un trofeo “provvisorio”. Nessuno potrà mai detenerlo permanentemente.
Ad avere più titoli è il Brasile (cinque), seguito a ruota dall’Italia (quattro). Gli azzurri, nel 2014, proprio in casa dei verdeoro, proveranno ad “acciuffarli”, entrando così nella storia come seconda nazione a essere “pentacampeon”.